Discussioni generali
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ROBERTO ROSSI PHILOSOPHER
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- Discussioni generaliIn principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.2 Egli era in principio presso Dio:3 tutto è stato fatto per mezzo di lui,e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò cheesiste.4 In lui era la vitae la vita era la luce degli uomini;5 la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta. Questo prologo, così solenne, luminoso e sublime, esprime uno dei punti più belli e arcani del Cristianesimo. Per questo motivo, al di là del coinvolgimento emotivo che c’incanta, è fondamentale cercare di capire. L’elemento-chiave è “tutto è stato fatto per mezzo di lui”, convinzione di fede ribadita nel Credo (“per mezzo di lui tutte le cose sono state create”). Si tratta dunque di un passaggio decisivo che la nostra fede vigile non può trascurare. È evidente che il tentativo che faccio è soggetto alla precarietà e approssimazione che le parole e i pensieri umani hanno e che, in questo caso, risultano ancor più manifesti. Dunque, in principio era la Parola e questa era presso Dio ed era Dio. Niente di ciò che Dio fa perde l’identità divina. Per questo motivo la Sua Parola, il Verbo, è Dio, Sua esternazione, Sua manifestazione a Lui esterna. E qui colleghiamo la Creazione presente nel racconto della Genesi: 3 Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. […] 5 e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno. 6 Dio disse: «Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque». […]. 8 Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno. 9 Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l’asciutto». […]. 10 Dio chiamò l’asciutto terra e la massa delle acque mare. E Dio vide che era cosa buona. 11 E Dio disse: «La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie». […]. 14 Dio disse: «Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte; […]: quarto giorno. 20 Dio disse: «Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo». […]: quinto giorno. 24 Dio disse: «La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie». […]. 26 E Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». […] e disse loro: […]».29 Poi Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo. […]. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.(Gen 1:1-31) Ho tagliato molta parte della narrazione per evidenziare ciò che deve essere evidenziato: «Dio disse». La Creazione si realizza mediante la Parola. È in Essa e con essa che avviene misteriosamente la vita. E, per meglio far luce su questa considerazione, colleghiamo il “In principio”, principio che riguarda il creato, giacché Dio non ha principio. È dunque la Parola il primo elemento mediatore con la realtà sensibile della creazione (“nato dal Padre prima di tutti i secoli”). Questa mediazione è una prima forma d’Incarnazione, una Sua anticipazione e preparazione, giacché il Verbo è Dio che si rivela e la Creazione è il contenuto della Parola, la Sua espressione, una Sua particolare Teofania. Essa sarebbe diventata Epifania, Rivelazione diretta della Parola, in modo esplicito, come Parola Vivente: la persona di Gesù, già presso Dio e in Dio e Dio Egli stesso. La Parola che è Vita, è la vita che ha creato (Incarnazione, per così dire, indiretta), la vita "di tutte le cose visibili e invisibili" e, nel contempo, la Vita che si è incarnata direttamente nella Persona di Gesù.
- Discussioni generaliPuò essere utile cercare di far luce su alcuni punti essenziali delle cosiddette tre grandi religioni monoteiste, Ebraismo, Cristianesimo e Islam. Si tratta di indicazioni generalissime, ma che, probabilmente, possono far luce e permettere una migliore comprensione reciproca. Il primo rilievo è l’avvio più importante: si usa dire che le tre religioni credano nello stesso Dio, chiamandolo in modo diverso. Ma non è così. Il Dio degli ebrei e dei musulmani è ineffabile, irrappresentabile, al di là di ogni parola o tentativo di manifestarlo. Il Dio dei cristiani è relazione, Trinità e visibilità storica. Ed è proprio su questo punto che derivano le diverse tre identità religiose. La grandezza dell’Ebraismo, religione umanamente perfetta, è di aver portato l’uomo a considerare un orizzonte che sia sempre oltre, teso ad un futuro che esprima la speranza, l’orientamento della vita, la forza di progettare e decidere. Il Messia sempre atteso, che mai verrà, è l’Ipostasi della speranza che solo YHWH può dare. Perché il Messia non verrà mai? Perché una volta che non è stato riconosciuto come tale l’ebreo Gesù, quale autorità avrebbe oggi l’onere, la responsabilità, l’autorevolezza, la forza religiosa di stabilire chi sia il Messia? E poi, semmai avvenisse un tale riconoscimento, l’Ebraismo sarebbe condannato a cambiare nome e identità, assumendo quello legato al nome e all’identità del Messia accertato. Sarebbe come dichiarare apertamente che essere di fede ebraica è solo una propedeutica, un passaggio, un momento di avvicinamento a quello che dovrebbe rivelarsi come l’approdo definitivo dato dal Messia tanto atteso. La forza dell’Ebraismo è di manifestare l’essenza stessa dell’uomo, teso ad un compimento mai qui raggiunto e raggiungibile. La grandezza dell’Islam, oltre allo straordinario esito storico di aver unificato trasversalmente popoli e culture diverse, sta nell’indicare il dovere del fedele, di ogni fedele, di ricordare quotidianamente che tutto è dovuto a Dio. Le preghiere giornaliere, obbligatorie per legge, da fare in momenti ben indicati (perché ci sia comunità anche se da soli), fanno bene comprendere come il musulmano è consapevole di essere costantemente dipendente da Allah. E così per i riti, mediazioni necessarie tra il fedele e Dio, così inafferrabile, lontano e ineffabile. L’Islam è memoria continua della relazione con Dio, non rinviata, ma sempre presente e viva. Non si è credenti solo il venerdì in Moschea, ma ogni giorno, momento per momento e l’intera vita è progettata e indirizzata a realizzare quanto richiesto dalla legge. Si può dire che non ci sia una sola azione o pensiero che non abbiano la luce della legge, volere di Allah in terra, manifestato attraverso il Profeta. Il musulmano c’insegna a credere continuativamente, senza interruzioni, senza altre intrusioni di idoli umani. Ma sia l’Ebraismo che l’Islam sono accomunati dall’essersi scandalizzati che Dio abbia preso un corpo umano, una finitudine, che possa aver vissuto l’umana misera condizione, che sia stato addirittura trattato come un malfattore e che sia stato crocifisso, nudo e disonorato. Lo scandalo della Croce. Entrambi si sono scandalizzati che l’infinita distanza tra Dio e l’uomo sia stata colmata dalla presenza diretta, dall’Epifania, di Dio stesso. Per Ebrei e Musulmani è la Legge, rivelata da Dio, ad illuminare l’uomo in questa sua esistenza terrena. Il Verbum, la Parola, che per il Cristiano è Cristo stesso, la Sua persona, umana e divina, per Ebrei e Musulmani è la Parola scritta nella Legge per volere di Dio. È conseguente che se è la Legge a realizzare il volere di Dio in terra, la tentazione di edificare società teocratiche è evidente e altamente possibile. Per il Cristianesimo che ha visto Gesù crocifisso, ogni tentativo di una società teocratica è idolatria, giacché il mondo ha già deciso, una volta per tutte e in modo compiuto e definitivo: il Verbum è stato respinto, rifiutato, torturato, assassinato, estromesso da questo mondo. Come può allora l’uomo edificare ciò che Gesù stesso ha vissuto, patito e manifestato come inconciliabile?
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