Salve professore. Avrei bisogno di un aiuto su una questione che mi sta molto a cuore, ovvero l'aborto. Spesso, quando ho discusso con degli abortisti, i miei interlocutori hanno posto una posizione su cui spesso ho difficoltà a rispondere, le risposte che a volte ho dato non mi hanno soddisfatta, perciò vorrei sapere cosa risponderebbe lei dinanzi a simili argomentazioni. La posizione in questione è la seguente: "La persona è costituita dalla sua mente, l'embrione e il feto non hanno una mente, dunque non sono persone. Il feto e l'embrione non hanno né sentimenti né autocoscienza, non si accorgono nemmeno che vengono abortiti e non sentono dolore. La vita, i sentimenti, il dolore e la realizzazione di una donna autocosciente valgono molto di più della vita di un embrione o di un feto che non percepisce nulla.
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ROBERTO ROSSI PHILOSOPHER
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Il problema è che la persona non va confusa con la personalità . La persona è ciò che ci rende tutti uguali, dello stesso valore; la personalità è ciò che ci rende diversi gli uni dagli altri. Dunque, per definire la persona ho bisogno di un elemento costante e universale, mentre per definire la personalità basta il termine "variabili", in quanto la personalità è un insieme di variabili. Dire che si è persone perché si ha la mente, o i sentimenti o altro è introdurre qualche variabile per spacciarla come essenziale: è la tipica azione razzista. Se infatti dico che si è persone solo se c'è un elemento della personalità (la mente, la razza, la religione, il sesso, i sentimenti o altro) sto riducendo il concetto di persona a qualche variabile arbitrariamente inserita nella sua definizione. Un morto non ha sentimenti, non ha mente, non soffre, è già in decomnposizione, ma nessuno si sogno di gettarlo in un cassonetto perché è un nulla. E' e resta una persona. Un bambino anencefalo (è il caso di qualche anno fa di una creatura, Rachele), cioè nato senza cervello., per definizione non soffre, non ha mente, non ha sentimenti, ma resta una persona. E poi quale mente dovrebbe avere? quali sentimenti? Una mente di un diversamente abile, che può restare un bambino di tre-quattro anni per il resto della vita e non capisce neanche quello che gli accade, non è persona? E per mente che cosa s'intende? Un gorilla non ha sentimenti? e non ha una mente? e non soffre? Ma non è persona! Ogni variabile è accessoria, non essenziale alla definizione della persona e quando la si fa essere, si è razzisti, nel senso pieno del termine (non di quello ipocrita e superficiale che viene diffuso). Razzisti perché si pongono le condizioni per essere giudicati idonei ad appartenere all'essere persone! Lo si è fatto nei secoli con le donne, con la gente di colore, con gli ebrei, giudicati, di volta in volta, non persone. Ora è tutto più raffinato, ma resta razzismo bieco, addirittura giustificato per legge: chi vive detta legge a chi vorrebbe nascere per vivere. E allora cosa è la persona? Quale può essere l'unica condizione che non presenta variabili? che non subisce le particolarità che determineranno la personalità ? La persona è il concepito da un uomo e da una donna, la quale, se incinta, non doivrà sfogliare la margherita per sapere cosa nascerà da lei: ha la certezza che nascerà un essere umano il quale, come ogni realtà contingente, che nasce, cresce e muoire, ha il suo primo stadio nell'embrione. Come mai se vado a distruggere le uova di un animale protetto vengo perseguito per legge? Ma un uovo è già un animale? Ceto che no, ma non avrei l'animale senza l'uovo. E' solo un gioco lessicale, tipico di questa società ipocrita: non più "donne di servizio" ma colf; non più "nero" o "negro" ma "uomo di colore", non più nascituro ma embrione. Pensiamo che cambiando le parole cambino le essenze significative alle quali ci riferiamo. Perché dire "bianco" non è offensivo, e invece dire "nero" lo è? Ci si limita a un rispetto superficiale e formale. La persona è sacra, qualunque colore abbia della pelle e a qualunque stadio sia della sua vita: dall'embrione al cadavere.