Professore, leggo che in questi giorni cade l'anniversario della morte del filosofo J. Maritain, per questo celebrato da più parti. Premesso che conosco superficialmente il suo pensiero, ma volevo sapere la sua visione a proposito della filosofia di Maritain...se non ricordo male, celebrata da Paolo VI e in quegli anni lì. Forse Lei ne parlò anche a lezione, a proposito di Sciacca e di come era prevalente l'impostazione di Maritain a dispetto del resto. Grazie!
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ROBERTO ROSSI PHILOSOPHER
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Caro Davide l'opera di Maritain è stata certamente meritoria, soprattutto perché proposta in un momento storico particolare e difficile, in piena sbornia scientista e marxista. Meritorio è stato il suo confermare la centralità fondante della metafisica, il nesso vitale tra libertà e verità (secondo l'indicazione giovannea 8,32), il suo personalismo, dove viene ribadita la centralità della persona (ma già da decenni perfettamente argomentata da Rosmini). Meno entusiasmo mi muove la sua concezione politica, troppo fiduciosa di mezzi umani troppo umani: sarebbe stato meglio mantenere una sana distanza. Così, non avrebbe celebrato il pluralismo, vera matrice di ogni relativismo e nemico giurato di quella verità per la quale aveva scritto e testimoniato. Inoltre la sua difesa acritica della democrazia, mi lascia perplesso: la democrazia è la soluzione con minor danni, ma pur sempre limitata e carica di potenziale pericolosità, visto che tutti possono dire tutto, creando soltanto caos e disorientamento presso i giovani. Basare il giusto e il bene su una quantità estesa definita maggioranza, che è solo una estensione quantitativa dell'opinabile, non può dare garanzie così certe: se c'è, come purtroppo c'è stata, una maggioranza a sostenere una dittatura, che si fa? E ricordare questa precarietà, senza la retorica della celebrazione, significa, a mio avviso, educare alla verità e non al mero consenso.
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti. Un caro saluto.