Fra gli abortisti italiani si sta facendo largo una nuova argomentazione centrata sul riconoscimento dell'umanità del nascituro, il cui diritto alla vita, però, è subordinato alla volontà della madre. Come dimostrazione utilizzano, al pari dei colleghi americani, il dilemma del violinista, un ragionamento per assurdo ideato nel 1971 dalla professoressa di filosofia del MIT Judith Jarvis Thomson. Il dilemma è questo: se i fan di un famoso violinista con un’insufficienza renale ti rapissero per tenerti collegato al suo corpo per nove mesi tramite dei macchinari, perché il violinista ha bisogno che i tuoi reni filtrino il suo sangue per sopravvivere in attesa di un trapianto, tu cosa faresti? Girano altre varianti, ad esempio una in cui al posto del violinista c’è un uomo che ti ha dato un passaggio in auto ed è rimasto coinvolto con te in un incidente in cui tu non ti sei fatto niente, ma lui è messo così male che, per sopravvivere, ha bisogno urgente di un trapianto di rene e tu sei l’unico donatore compatibile. Il punto non cambia: il sillogismo che ne scaturisce fuori è questo :
A) Obbligare qualcuno a donare un rene viola la sua libertà di scelta ed è quindi sbagliato
B) Obbligare una donna a portare a termine una gravidanza viola la sua libertà di scelta
C) Dunque, obbligare una donna a portare a termine una gravidanza è sbagliato
Alcuni amano aggiungere la ciliegina sulla torta aggiungendo che il feto è un parassita egoista che pretende che la vita di sua madre giri attorno ai suoi bisogni.
Completamente d'accordo. Che chi ha il privilegio e la responsabilità di vivere decida chi abbia il diritto di nascere o meno è la forma di razzismo più grande: l'io elevato a Dio.
È uno scenario davvero tragico e doloroso quello del nostro tempo. Leggendo l'ultima frase che lei ha scritto:"Il fine è la vita e su questa non si può esercitare nessun possesso", mi ha colpita molto è mi tornata alla mente una frase di Alveda King che ha da sempre lottato contro razzismo e aborto: "L'aborto e il razzismo sono entrambi sintomi di un errore umano fondamentale. L'errore è pensare che quando qualcuno ostacola i nostri desideri, possiamo giustificare l'eliminazione di quella persona dalle nostre vite. L'aborto e il razzismo derivano dalla stessa radice velenosa, l'egoismo". Il male che vi è in questo mondo è immenso, sembra che per il bene non via sia più alcun posto.
Gentile Maria, da quanto mi ha scritto si evince la stupidità argomentativa di questi abortisti. Il violinista, così come colui che ha avuto un incidente dando un passaggio, subiscono una sorte che potrebbe o non potrebbe richiamare alla solidarietà e alla eventuale donazione di sé. Ma rimanere incinte, da quel che so, non è causato dall'arrivo della cicogna, né da contaminazioni o malattie, né tanto meno da incidenti. Non è un caso che le ultimissime statistiche che denunciano l'incremento notevole dell'aborto in Italia, abbiano rivelato come la gran parte di essi sia fatto da minorenni. Quello che con smielata e untuosa pietà venne a suo tempo celebrato come un aiuto offerto a donne in difficoltà, magari stuprate o offese dalla violenza maschile, obbligate a sottostare alla stupidità dei vari uomini di turno, si è rivelato per quello che è: un anticoncezionale per le molteplici ragazzine senza pudore né responsabilità che ormai sono diventate purtroppo la regola. E poi le madri soprattutto, che sono dietro queste sciagurate, che sono corresponsabili a vario titolo dell'omicidio: non hanno insegnato nulla alle loro figlie sul rispetto della persona, del proprio corpo e della propria intimità e, alla fine, non sono neanche in grado di insegnare loro il valore della vita. Il nostro tempo è di una ipocrisia senza limiti: se maltratto un animale rischio la galera; se distruggo un uovo di tartaruga, non ne parliamo neppure! ma se elimino l'embrione umano, questo diventa diritto egoistico di certe donne che pensano che ciò che hanno nel proprio ventre sia di proprietà, una proprietà privata, come per certi attuali cow boys americani che si sentono autorizzati a sparare e a uccidere chi entra nel proprio spazio privato. Se le madri di queste femminelle in calore avessero pensato altrettanto, abortendo a suo tempo e dichiarando che ne avevano diritto perché cosa propria, cosa potrebbero rispondere? accettare che sulla propria vita decidessero altri? che il placet di nascere o meno è assegnato a chi è gravida? La gravidanza è un mezzo, non un fine: il fine è la vita e su questa non si può esercitare diritto di possesso.