E' noto, soprattutto da Weber in poi, il disincanto a cui ci ha condotto la scienza. Si tratta di aver sostituto alla scoperta il risultato, all’individuazione dell’inaspettato la “normalizzazione” della mera descrizione del fatto. Lo stupore ha in sé la qualità del fondamento in quanto è in questo che si situa il luogo dove si cela l’alterità. Solo ciò che è altro stupisce. La metodologia scientifica si regge, invece, sulle costanti, assimilando anche le differenze (le alterità) quali eccedenze della costante e conferma indiretta delle stesse. La costante è porre l’ego come centro e tutto il resto quale sua protesi amplificata.
Nella spiegazione delle oscure origini, le ipotesi sono tutte volte a “giustificare” la nascita e la scaturigine della Terra e dell’Uomo, perché queste sono le due cose importanti, i due riferimenti centrali, ma, scientificamente parlando, lo spaziotempo assunto dall’osservatore è quello che è l’uomo e che non può oltre-passare le caratteristiche del pianeta al quale appartiene. Una grande autoreferenzialità.