Salve professore, nel corso delle mie numerose discussioni con persone favorevoli all'aborto e all' eutanasia mi è stata posta a volte un' obiezione che mi ha messa in difficoltà, da qui è nata la mia personale consapevolezza di dover approfondire determinate questioni che fino al quel momento avevo ritenuto superficiali nell'ambito della bioetica, ma mi sbagliavo. Cercherò di riassumere in un'unico testo la medesima questione che mi è stata posta di volta in volta in formulazioni differenti.
" Chi lo dice cosa è giusto e cosa è sbagliato? La morale è differente a seconda della cultura in cui ti trovi, in alcune culture è lecito mangiare i gatti, in altre culture no, ieri era lecito uccidere "ammassi di cellule" identificati come ebrei, oggi è lecito uccidere "ammassi di cellule" nell'utero, e allora? Noi consideriamo far sposare le bambine, ma in altri paesi è considerato normalissimo, dov'è il problema? Su quali basi affermi che la nostra cultura è più giusta di un'altra? E per l'eutanasia, chi sei tu a impedire che una persona si suicidi per via della sua sofferenza? Se tu sei contraria non lo fare, ma non impedire agli altri di farlo. La morale è soggettiva! E poi, il feto è un essere umano vivo solo se è la madre a decidere che lo sia, se la madre decide che è un grumo di cellule allora è un grumo di cellule. La scienza ha avuto teorie che sono state smontate da altre teorie, oggi dice che la vita inizia dal concepimento, domani potrebbe dire tutto il contrario, e se domani la scienza si mette a dire che "i cavalli volano" tu che fai ci credi?"