Può essere utile cercare di far luce su alcuni punti essenziali delle cosiddette tre grandi religioni monoteiste, Ebraismo, Cristianesimo e Islam. Si tratta di indicazioni generalissime, ma che, probabilmente, possono far luce e permettere una migliore comprensione reciproca.
Il primo rilievo è l’avvio più importante: si usa dire che le tre religioni credano nello stesso Dio, chiamandolo in modo diverso. Ma non è così. Il Dio degli ebrei e dei musulmani è ineffabile, irrappresentabile, al di là di ogni parola o tentativo di manifestarlo. Il Dio dei cristiani è relazione, Trinità e visibilità storica. Ed è proprio su questo punto che derivano le diverse tre identità religiose.
La grandezza dell’Ebraismo, religione umanamente perfetta, è di aver portato l’uomo a considerare un orizzonte che sia sempre oltre, teso ad un futuro che esprima la speranza, l’orientamento della vita, la forza di progettare e decidere. Il Messia sempre atteso, che mai verrà, è l’Ipostasi della speranza che solo YHWH può dare. Perché il Messia non verrà mai? Perché una volta che non è stato riconosciuto come tale l’ebreo Gesù, quale autorità avrebbe oggi l’onere, la responsabilità, l’autorevolezza, la forza religiosa di stabilire chi sia il Messia? E poi, semmai avvenisse un tale riconoscimento, l’Ebraismo sarebbe condannato a cambiare nome e identità, assumendo quello legato al nome e all’identità del Messia accertato. Sarebbe come dichiarare apertamente che essere di fede ebraica è solo una propedeutica, un passaggio, un momento di avvicinamento a quello che dovrebbe rivelarsi come l’approdo definitivo dato dal Messia tanto atteso. La forza dell’Ebraismo è di manifestare l’essenza stessa dell’uomo, teso ad un compimento mai qui raggiunto e raggiungibile.
La grandezza dell’Islam, oltre allo straordinario esito storico di aver unificato trasversalmente popoli e culture diverse, sta nell’indicare il dovere del fedele, di ogni fedele, di ricordare quotidianamente che tutto è dovuto a Dio. Le preghiere giornaliere, obbligatorie per legge, da fare in momenti ben indicati (perché ci sia comunità anche se da soli), fanno bene comprendere come il musulmano è consapevole di essere costantemente dipendente da Allah. E così per i riti, mediazioni necessarie tra il fedele e Dio, così inafferrabile, lontano e ineffabile. L’Islam è memoria continua della relazione con Dio, non rinviata, ma sempre presente e viva. Non si è credenti solo il venerdì in Moschea, ma ogni giorno, momento per momento e l’intera vita è progettata e indirizzata a realizzare quanto richiesto dalla legge. Si può dire che non ci sia una sola azione o pensiero che non abbiano la luce della legge, volere di Allah in terra, manifestato attraverso il Profeta. Il musulmano c’insegna a credere continuativamente, senza interruzioni, senza altre intrusioni di idoli umani.
Ma sia l’Ebraismo che l’Islam sono accomunati dall’essersi scandalizzati che Dio abbia preso un corpo umano, una finitudine, che possa aver vissuto l’umana misera condizione, che sia stato addirittura trattato come un malfattore e che sia stato crocifisso, nudo e disonorato. Lo scandalo della Croce. Entrambi si sono scandalizzati che l’infinita distanza tra Dio e l’uomo sia stata colmata dalla presenza diretta, dall’Epifania, di Dio stesso. Per Ebrei e Musulmani è la Legge, rivelata da Dio, ad illuminare l’uomo in questa sua esistenza terrena. Il Verbum, la Parola, che per il Cristiano è Cristo stesso, la Sua persona, umana e divina, per Ebrei e Musulmani è la Parola scritta nella Legge per volere di Dio.
È conseguente che se è la Legge a realizzare il volere di Dio in terra, la tentazione di edificare società teocratiche è evidente e altamente possibile.
Per il Cristianesimo che ha visto Gesù crocifisso, ogni tentativo di una società teocratica è idolatria, giacché il mondo ha già deciso, una volta per tutte e in modo compiuto e definitivo: il Verbum è stato respinto, rifiutato, torturato, assassinato, estromesso da questo mondo. Come può allora l’uomo edificare ciò che Gesù stesso ha vissuto, patito e manifestato come inconciliabile?