Sono appena tornato da un breve soggiorno a Londra. Già dodici anni fa, quando vi ero andato l'ultima volta, avevo notato parecchi cambiamenti, soprattutto per la quantità di persone provenienti da Paesi arabi e orientali in genere, ma questa volta sono rimasto colpito anche dal sincretismo religioso e dal clima da attesa quasi messianica che parte della popolazione sembra vivere.
Quelli nella foto sono solo alcuni tra gli opuscoli che mi sono stati propinati cammin facendo per le strade londinesi. Ne ho rifiutati almeno un altro paio (uno da parte forse di un membro di Scientology o altra setta similare e un altro da parte di una setta pseudo-cristiana).
Mi chiedo come si possa spiegare che ciò avvenga proprio nella Nazione che è stata culla del positivismo, ma mi domando anche se questo fenomeno sia del tutto negativo. Forse è un modo (inadeguato) di rispondere alle richieste dello spirito, dopo la bulimia materialistica di cui abbiamo sofferto per tanti anni?
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Ogni forma di sincretismo ha un'anima relativistica e un criterio egocentrico: viene messo tutto sullo stesso piano, come al mercato e si sceglie in base ai propri, privati bisogni e desideri, come al mercato. E' una scelta tipicamente pragmatica, come è l'intero mondo anglofono. La democrazia o presunta tale, che mette tutto sullo stesso piano, per "par condicio", fa già un'azione ideologica e orientativa sul piano educativo. L'utente, qualunque età abbia, ritiene giusto poter "scegliere" secondo libertà, cioè secondo se stesso. Non sceglie secondo verità. Non ci può consolare neppure il contesto anglicano, laico e laicista (seppure illusoriamente e superficialmente definito "religioso" e basti pensare a come sia nato!), incapace di arginare questa deriva religiosa, soggettivista, consumista e relativista. Pensando a noi, mi chiedo se abbiamo fatto qualcosa per far capire, anche a costo d'interrompere fatiscenti dialoghi ecumenici, che Gesù non si è presentato come fondatore, come profeta, come guida spirituale, come filosofo, come ribelle sociale e religioso, ma come Figlio di Dio. Già metterci a parlare attorno a un tavolo equi-valendo Cristo a Muhammad, a Mosè, a Buddha, a un grande Yogy o ad altro, è rendere opinabile un fatto oggettivo: la decisione va presa su un fatto storico, verificabile, oggettivo, chiaro: o Gesù è il Figlio di Dio o è un pazzo che follemente si è spacciato per Dio. Mutarne l'identità, come fanno alcuni credenti di altre religioni o gli stessi atei, annacquare il vino cristiano per farlo assomigliare agli altri è pavidità mascherata da ecumenismo. Questo sincretismo evidenzia l'ignoranza religiosa, la banalizzazione della domanda religiosa, la stupidità di una cultura che assimila dogmaticamente e acriticamente al proprio sistema "democratico" l'insensatezza del proprio quotidiano. Non avrei, dunque, l'ottimismo, del dott. Foti, purtroppo. Sono rigurgiti che ci riportano indietro di secoli, ci riportano al disorientamento, al velleitarismo religioso, come se Cristo non ci fosse stato. Che poi ci possa essere qualcuno, illuminato dal Signore, che sappia "utilizzare" questo disagio (non lo chiamerei "inquietudine", cosa che sarebbe positiva) per aprire la mente e il cuore al messaggio evangelico, non va mai escluso, perché non siamo noi a decidere.