Ho risposto in ritardo al commento di Davide Corallini sul tema "Generato non Creato". Me ne scuso, ma avventurarmi nella rete è peggio che percorrere un labirinto. Spero che la risposta sia soddisfacente. Nessuna contrapposizione, ma spostamento di attenzione su l'altro versante interpretativo, complementare al primo, che è stato sin qui trascurato.
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Grazie Professore per questa risposta. Un caro saluto.
Devo annullare tutto e chiarire, visto che il commento "A proposito di Generato non Creato. Risposta post commento" rinvia appunto a una mia risposta che non vedo pubblicata. Dunque ricominciamo daccapo. Mi sto riferendo al commento di Davide Corallini al mio "Generato non creato" comparso nella rubrica "Scritti". In quel suo commento giustamente l'autore ricordava che generato è tradizionalmente collegato al fatto che Gesù è stato generato da Dio, mentre la creazione è quella che appartiene a tutti gli uomini. Se si legge il mio scritto si può capire bene quanto ora chiarirò.
Non si tratta di due posizioni contrapposte: la Tradizione ha voluto sempre sottolineare che la generazione di Gesù non fosse umana, ma divina, altrimenti sarebbe stato solo un uomo generato da un padre e una madre terrestri. L'intervento fecondatore dello Spirito Santo che rese incinta Maria fa comprendere che Gesù è stato uomo ed è Dio, non un uomo divinizzato. Di qui la sottolineatura che indica l'origine divina della nascita di Gesù.
Per la creazione, si tratta anche qui di una sottolineatura pastorale, cioè quella di mostrare che l'uomo esiste perché creato da Dio, in quanto Suo Signore e Creatore e scopo della vita di ciascuno di noi.
ora proviamo a vedere l'altra parte, quella taciuta e che ora, mi pare, sia davvero importante sottolineare e che ho espresso negli "Scritti" con "Generato non Creato". Quello che ho inteso indicare, complementariamente alla esegesi classica è l'umanità di Gesù, il fatto che ha avuto una nascita, sofferenze, gioie, pianti, dolori e morte, tutto ciò che appartiene al piano della generazione che, non va mai dimenticato, era sotto il velo del peccato. Se non vogliamo continuare a parlare del peccato originale senza capirne il significato, ma per passiva abitudini possiamo farlo, ma non è buona cosa, perché nella fede vince la luce, la chiarezza, la trasparenza, non il buio, l'incomprensione o l'ignoranza. Il Mistero è tale, ma è luminoso, non buio. La generazione, dunque, era sotto il peccato originale e andava redenta. Ed ecco il "Nuovo Adamo"! Colui che accetta di entrare nella generazione (per questo non ha peccato originale, perché è atto non di contrapposizione e superbia, ma di amore e redenzione), di assumere tutta la miseria dell'umanità, comprese le tentazioni, la paura e lo sconforto (ed ecco perché nella Lettera agli Ebrei Lo si definisce "di poco inferiore agli angeli", visto che questi non patiscono la generazione) e di morire, innocente, in pieno dolore e in piena solitudine. Se non fosse risuscitato di Chi avremmo parlato? La Resurrezione garantisce la vittoria sull'ultimo nemico, redimendo la generazione dal suo non-senso (la morte, appunto). Così facendo, all'interno della generazione redenta, Egli ha aperto la Via della Verità, quel piano della salvezza collegato alla Creazione che il peccato originale aveva infranto e di cui la morte è la massima espressione, visto che la sua definizione è precisamente il contrario di Dio. Dio è Essere; la morte non è, cancella l'essere. E' attraverso la Redenzione del Cristo che ogni uomo, se vuole, può nella sua generazione, appartenere al progetto della Creazione. Per questo, e sia detto a conclusione polemica, non è sfamare o dissetare nella generazione il compito del cristiano. Il pane di cui parla Gesù non è quello che ci sfama. Chi crede in Lui non morirà, anche se muore. Ciò significa che, per chi crede, la morte diventa semplice passaggio alla Vita che è in Cristo.